Il teatrino della politica

Ogni tanto è meglio lasciare alla realtà il diritto di manifestarsi in tutta la sua esplosiva assurdità. 

Da Il Giornale di Vicenza.

Ora c’è il nuovo teatro quasi pronto dopo infinite peripezie anche per
ricostruirlo, perché non è lontano l’infausto ricordo dei difficili
mesi della Cogi e di un lungo e preoccupante stand by, e perché non è
stato semplice abbattere la maledizione di un fantasma come quello
dell’Opera di Parigi, lo stesso che si aggirava sulle macerie
dell’Eretenio, che non avrebbe mai voluto vedere rinascere a Vicenza
palchi e poltrone in edizione popolare, come patrimonio della città,
dei vicentini, della gente comune, di tutti i vicentini, di tutta la
gente comune.

Sì, finalmente, è stato firmato dinanzi al notaio
Boschetti l’atto costitutivo della Fondazione per il teatro, è stato
creato il consiglio di amministrazione che vede fra i soci fondatori,
accanto al Comune e alla Regione, due realtà vicentine importanti come
l’Associazione Industriali e la Banca Popolare, che rappresentano
garanzia di investimenti sicuri per il futuro. Insomma, l’opera
lungamente attesa è giunta al traguardo, il sogno si è realizzato, e,
lasciando da parte enfasi e iperboli che non si coniugano bene con anni
disadorni e minimalisti come quelli che viviamo, non si può negare che
il merito è da ascrivere al sindaco Enrico Hüllweck, il quale è
riuscito nell’impresa nella quale tutti i suoi predecessori, anche in
epoche e condizioni più facili, erano falliti. Insomma, si potrà
discutere dello spettacolo che inaugurerà il 10 dicembre, in quella che
sarà una data memorabile, il nuovo teatro di viale Mazzini, si potrà
disquisire a ragione sulla validità artistica di quella che dovrebbe
essere la prima di un cartellone che ci auguriamo in avvenire ricco di
proposte di elevato contenuto scenico e culturale, si parla di Milly
Carlucci
e di una parata di stelle ancora non ben identificate, ma non
si può togliere nulla all’importanza e anche alla magia vera di un
avvenimento che per Vicenza segnerà una pietra miliare. Perché come
ebbe a dire proprio a Vicenza lo scorso anno Marco Bernardi, regista e
direttore artistico dello Stabile di Bolzano, un nuovo teatro è
comunque un’occasione straordinaria per una comunità, per una città, di
democrazia, di rilancio di creatività, anche di indotto economico.
Perché il teatro è il luogo naturale per dibattere pubblicamente le
questioni che riguardano noi tutti, analizzare la nostra identità.
Perché la parola cultura nel suo valore migliore presuppone il senso di
un teatro necessario. Perché il teatro è pulsione sociale, strumento di
aggregazione, forma positiva di integrazione, motivo di crescita.
Perché il teatro, come ci insegnano i greci, è funzione essenziale
della vita della pòlis. Perché il teatro, come metafora dell’esistenza,
è anche e soprattutto critica, è dialettica, e, dunque, si potrà già
iniziare, in modo costruttivo, a criticarne il modo di entrare nella
nostra quotidianità, ma nulla e nessuno potranno mai togliere a
Hüllweck il merito di passare alla storia come il sindaco che ha saputo
restituirci, con silenziosa e mai venuta meno determinazione, il nostro
teatro che sembrava perduto per sempre.

Giulio Antonacci 

2 commenti

  1. Antonacci e Caoduro erano in classe insieme. questo è risaputo. si vede, comunque, che l’antonacci copiava anche durante i temi in classe.

  2. Luogo che sa dar spazio alla critica e alla dialettica, una vera e propria occasione di democrazia..
    per quando è fissato lo spettacolo delle donne del presidio?

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