Tra poche ore inizierà la manifestazione in opposizione all’allargamento della base americana a Vicenza, allargamento che dovrebbe fare dell’aeroporto Dal Molin un nodo importantissimo della strategia militare degli Stati Uniti d’America. Questo scritto, del tutto personale, vorrebbe illustrare le ragioni per le quali prenderò parte al corteo. Purtroppo non ho partecipato alle numerose e propositive riunioni di comitati ed assemblee che hanno organizzato l’evento, ed ammetto con ciò la mia scarsa preparazione in materia. Ammetto inoltre di avere avuto dei dubbi sull’incisività dell’intervento di quest’oggi, avendo pensato che fosse mosso da un eccessivo localismo. Resto dell’opinione che la vera battaglia sia più ampia, e da condurre a livello europeo: non devono più essere costruite basi americane nel nostro vecchio continente, il quale, unito, ha in sé la forza di opporsi ad un modo di gestire la politica poco limpido e, soprattutto, poco efficace; mi riferisco all’attuale pratica di governo statunitense.
Tuttavia i fatti di questi mesi hanno dimostrato come il localismo da me contestato sia stato una costrizione, più che una scelta: le decisioni sull’ampliamento della base erano già state prese, in altre e ben più alte (solo dal punto di vista gerarchico) sedi. Lo squallido gioco al rimpallo tra comune e ministero della difesa ha reso palese la totale mancanza di collegamento e dialogo tra le strutture istituzionali di rappresentanza politica e la popolazione locale: come non si era tenuto conto dell’opinione della cittadinanza al momento delle decisioni, così, quando la cittadinanza stessa ha cominciato ad organizzarsi e a scendere in piazza, nessuno è riuscito a farsi carico della minima responsabilità.
Come si può comprendere, l’assenza totale del dialogo – che avrebbe dovuto aiutare tanto le istituzioni quanto i vicentini a comprendere meglio le necessità delle parti in causa – non ha certo spinto il governo, né dato la possibilità alla popolazione interessata, di ragionare nel più ampio e forse determinante ambito continentale. Probabilmente, se si fosse realizzato il dovuto previo confronto, lo stesso governo si sarebbe accorto del fatto che, in tutta Italia, sono in pochi a volere una nuova, più grande base americana. Una così grave carenza nel metodo non può che abbassare ad un livello locale la portata delle istanze, anche se, fortunatamente, le medesime istanze conducono a manifestazioni come quella di oggi, a mio avviso organizzata in modo responsabile, sensato e sensibile.
Deficienze nel metodo democratico e volontà di esprimere la mia opinione, differente sotto certi aspetti da quella centrale della manifestazione, ma certo convergente nella finalità e nelle spinte ideali, mi impongono in questo momento di smettere di scrivere (“Era ora!” esclameranno i più), mettermi la sciarpa, la giacca ed infilarmi in macchina per raggiungere il corteo a Vicenza.
Saluti, Elgatt.
Nonostante no la sia ortodossa come ricetta la sè, almanco queo, open sorse (nel senso dei pantegani? Se magnavimo i gati, na volta. no i sorsi).
No rasi e basi.
Il risi e bisi è una specialità culinaria tipica della cucina vicentina che consiste in un risotto contenente dei piselli.
[modifica] Ingredienti
* Riso
* Piselli
* Cipolla
* Brodo
* Vino bianco
[modifica] Preparazione
Si prepara il soffritto con la cipolla tritata finemente e due cucchiai d’olio; poi, quando è ben dorata si aggiunge il riso e lo si fa tostare. Una volta tostato il riso, si aggiunge il vino bianco e si lascia evaporare, continuando a mescolare e si aggiunge ogni tanto un po’ di brodo bollente. Si aggiungono i piselli e si cuoce a fuoco lento, mescolando continuamente.
Ricavato da “http://it.wikibooks.org/wiki/Libro_di_cucina/Ricette/Risi_e_bisi”
Tra poche ore inizierà la manifestazione in opposizione all’allargamento della base americana a Vicenza, allargamento che dovrebbe fare dell’aeroporto Dal Molin un nodo importantissimo della strategia militare degli Stati Uniti d’America. Questo scritto, del tutto personale, vorrebbe illustrare le ragioni per le quali prenderò parte al corteo. Purtroppo non ho partecipato alle numerose e propositive riunioni di comitati ed assemblee che hanno organizzato l’evento, ed ammetto con ciò la mia scarsa preparazione in materia. Ammetto inoltre di avere avuto dei dubbi sull’incisività dell’intervento di quest’oggi, avendo pensato che fosse mosso da un eccessivo localismo. Resto dell’opinione che la vera battaglia sia più ampia, e da condurre a livello europeo: non devono più essere costruite basi americane nel nostro vecchio continente, il quale, unito, ha in sé la forza di opporsi ad un modo di gestire la politica poco limpido e, soprattutto, poco efficace; mi riferisco all’attuale pratica di governo statunitense.
Tuttavia i fatti di questi mesi hanno dimostrato come il localismo da me contestato sia stato una costrizione, più che una scelta: le decisioni sull’ampliamento della base erano già state prese, in altre e ben più alte (solo dal punto di vista gerarchico) sedi. Lo squallido gioco al rimpallo tra comune e ministero della difesa ha reso palese la totale mancanza di collegamento e dialogo tra le strutture istituzionali di rappresentanza politica e la popolazione locale: come non si era tenuto conto dell’opinione della cittadinanza al momento delle decisioni, così, quando la cittadinanza stessa ha cominciato ad organizzarsi e a scendere in piazza, nessuno è riuscito a farsi carico della minima responsabilità.
Come si può comprendere, l’assenza totale del dialogo – che avrebbe dovuto aiutare tanto le istituzioni quanto i vicentini a comprendere meglio le necessità delle parti in causa – non ha certo spinto il governo, né dato la possibilità alla popolazione interessata, di ragionare nel più ampio e forse determinante ambito continentale. Probabilmente, se si fosse realizzato il dovuto previo confronto, lo stesso governo si sarebbe accorto del fatto che, in tutta Italia, sono in pochi a volere una nuova, più grande base americana. Una così grave carenza nel metodo non può che abbassare ad un livello locale la portata delle istanze, anche se, fortunatamente, le medesime istanze conducono a manifestazioni come quella di oggi, a mio avviso organizzata in modo responsabile, sensato e sensibile.
Deficienze nel metodo democratico e volontà di esprimere la mia opinione, differente sotto certi aspetti da quella centrale della manifestazione, ma certo convergente nella finalità e nelle spinte ideali, mi impongono in questo momento di smettere di scrivere (“Era ora!” esclameranno i più), mettermi la sciarpa, la giacca ed infilarmi in macchina per raggiungere il corteo a Vicenza.
Saluti, Elgatt.
Nonostante no la sia ortodossa come ricetta la sè, almanco queo, open sorse (nel senso dei pantegani? Se magnavimo i gati, na volta. no i sorsi).
No rasi e basi.
Il risi e bisi è una specialità culinaria tipica della cucina vicentina che consiste in un risotto contenente dei piselli.
[modifica] Ingredienti
* Riso
* Piselli
* Cipolla
* Brodo
* Vino bianco
[modifica] Preparazione
Si prepara il soffritto con la cipolla tritata finemente e due cucchiai d’olio; poi, quando è ben dorata si aggiunge il riso e lo si fa tostare. Una volta tostato il riso, si aggiunge il vino bianco e si lascia evaporare, continuando a mescolare e si aggiunge ogni tanto un po’ di brodo bollente. Si aggiungono i piselli e si cuoce a fuoco lento, mescolando continuamente.
Ricavato da “http://it.wikibooks.org/wiki/Libro_di_cucina/Ricette/Risi_e_bisi”