TENTATO OMICIDIO. Perarolo, sentita in aula la barista brasiliana
«Così voleva uccidermi
il mio ex fidanzato»
Ha ricostruito al gip l’aggressione del 5 gennaio
«Voleva uccidermi. Mi si è avventato contro come una furia. Con il coltello mi ha colpito più volte, al collo, in testa, sulle braccia, fino al polso perché cercavo di difendermi. Poi sono scappata fuori dalla macchina e lui è ripartiti».
Maria Rufino Biraci, 39 anni, cittadina brasiliana residente ad Arzignano, per quasi un’ora ieri mattina ha risposto alle domande del giudice Stefano Furlani e del pm Paolo Pecori. La donna, assistita dall’avv. Andrea Tirondola, è stata sentita nella formula dell’incidente probatorio, ed è stata incalzata anche dalle domande degli avv. Francesco Pasquino e Elena Bronca, che difendono Luca Vaccari, l’ex fidanzato di Maria che è in carcere dal 6 gennaio con l’accusa di tentato omicidio volontario premeditato, porto abusivo di coltello e rapina della macchina della donna.
La donna ha ricostruito le drammatiche fasi dell’aggressione, avvenuta nella rapina del 5 gennaio nella zona di Perarolo, raggiunta in auto dopo che la coppia era partita da Brendola. «Eravamo fidanzati – ha spiegato -, poi ci eravamo lasciati ma continuavamo a vederci. Chi cercava l’altro? Un po’ tutti e due», ha spiegato con il collo fasciato. «Sì, provo ancora dolore», ha detto.
In base a quanto era stato ricostruito dai carabinieri del nucleo investigativo, Vaccari, 37 anni, che lavora come tecnico del laser, dipendente nell’azienda di marmitte del padre, e che vive a Brendola in via Orna 11, la sera precedente l’aggressione aveva contattato Biraci. «Vediamoci domani sera a cena da me», era stato il suo invito.
La donna, che aveva avuto con Luca una relazione finita nell’estate 2008 e che a dire del tecnico da mesi lo tormentava per tornare con lui, aveva accettato di buon grado. Vaccari l’aveva invitata ad andare a cena fuori, ed erano saliti sulla Ford Ka della donna. Lui l’aveva portata sui colli, fino a raggiungere via Righi a Perarolo, dove l’aveva colpita con una quindicina di coltellate. Lei era riuscita a scappare, e lui per bloccarla le aveva strappato le extension. Lei era stata soccorsa da un automobilista di passaggio e lui era fuggito, abbandonando poi l’auto. Secondo l’accusa aveva in casa delle taniche di benzina che servivano a dar fuoco alla macchina e alla sua ex, dopo averla uccisa.
Vaccari, molto provato per l’accaduto, aveva dato una versione diversa durante l’interrogatorio di convalida, fornendo spiegazioni in parte differenti rispetto a quanto aveva detto a caldo ai carabinieri nelle fasi dell’arresto: «Era lei che voleva riprendere la storia perché voleva ricominciare e io non lo volevo proprio. Era insistente, mi stressava. La benzina non c’entra nulla, mi serviva per altre cose. Non ricordo le coltellate, so che è stato uno scatto d’ira».
Dopo la deposizione di Biraci, l’indagine prosegue spedita. La procura sta ultimando gli accertamenti e non è escluso che a breve possa chiedere il rinvio a giudizio del tecnico. Nel frattempo i legali di quest’ultimo stanno valutando se chiedere una misura alternativa al carcere, magari in qualche comunità. D. N.