Il furto a Monte Berico, poi la fuga. Per scappare alla pattuglia dei vigili urbani tre nomadi hanno speronato l’auto della polizia locale e hanno puntato contro gli
agenti una pistola. Un vigile ha fatto fuoco, mandando in frantumi il
lunotto posteriore della vettura dei malviventi. I tre sono riusciti a
dileguarsi. Uno di loro, un giovane di 25 anni accampato in via Cricoli
con una sfilza di precedenti, è stato catturato lungo il Bacchiglione
dopo una vasta battuta di polizia e carabinieri. Il sindaco Variati
promette: "Nomadi? cacceremo chi delinque". Per poi riaddolcire il proprio fare da sceriffo aggiungendo, sistemandosi il cappello da texano di una taglia più grande: "E poi, da quando non canta più Augusto Daolio, non sono più gli stessi".
Il vigile dal grilletto facile ha, invece, rilasciato una dichiarazione di dubbio gusto ai microfoni di TVA Vicenza: "che colpa ne ho se il cuore è uno zingaro e va".
per alice visconti: ci ho impiegato due settimane ma alla fine ci e lo fatta. ANDIAMO AL BALLOTTAGGIO?CIAO
http://www.youtube.com/watch?v=GyvSnnmMui0
Hai ragione Pazza, ma la canto io.
per alice visconti: l’ho messa io per prima la canzone …
Nomadi che cercano gli angoli della tranquillità
nelle nebbie del nord e nei tumulti delle civiltà
tra i chiari scuri e la monotonia
dei giorni che passano
camminatore che vai
cercando la pace al crepuscolo
la troverai
alla fine della strada.
Lungo il transito dell’apparente dualità
la pioggia di settembre
risveglia i vuoti della mia stanza
ed i lamenti della solitudine
si prolungano
come uno straniero non sento legami di sentimento.
E me ne andrò
dalle città
nell’attesa del risveglio.
I viandanti vanno in cerca di ospitalità
nei villaggi assolati
e nei bassifondi dell’immensità
e si addormentano sopra i guanciali della terra
forestiero che cerchi la dimensione insondabile.
La troverai, fuori città
alla fine della strada.
nomadi, rom, sinti, rumeni vi prego
non lasciatemi solo coi vicentini
io sono il numero zero
facce diffidenti quando passa lo straniero
Montalbano sono!
Zingaro voglio vivere come te
andare dove mi pare non come me
e quando trovi uno spiazzo nella citt?
montare la giostra e il disco di un anno f?.
Zingaro senti l’ossido di che sa
attento a non ammalarti di civilt?
tua moglie col parrucchiere ? quel che vuoi
la scuola ti ruba i figli e non son pi? tuoi.
Zingaro dente d’oro dell’Ungheria
un piatto dei tuoi fagioli che vuoi che sia
la notte io dormo al fuoco se tocca a me
ma zingaro voglio vivere come te
abito l? ma vengo via
costa un’enormit? e poi non c’? pi? poesia
lei su di me pesa di pi?
di tutta la neve che negli anni avrai visto tu.
Zingaro voglio vivere come te
oh zingaro voglio vivere come te
oh zingaro voglio vivere come te
oh zingaro voglio vivere come te
Zingaro quel seno al lunaparK
e quello era il tiro a segno agli occhi miei
mia madre diceva zingaro finirai
e adesso che sono zingaro e ha vinto lei.
Sento che va sento che va
delle frittelle il fumo ecco la libert?.
Vento che va vento che va
non sono una ferrari eppure sento che va.
Va Va Va Va Van.
Amico mio amico Dio
dimmi la verit? il pazzo sono io
che amo di pi? che ho i nervi gi?
Pi? guardo verso il cielo e pi? mi sento solo.
Zingaro voglio vivere come te
oh zingaro voglio vivere come te
oh zingaro voglio vivere come te
oh zingaro voglio vivere come te
Zingaro voglio vivere come te
andare dove mi pare non come me
e quando trovi uno spiazzo nella citt?
montare la giostra e il disco di un anno f?
Sento che va sento che va
delle frittelle il fumo ecco la libert?.
Amico mio amico Dio
dimmi la verit? il pazzo sono io
che amo di pi? che ho i nervi gi?
Pi? guardo verso il cielo e pi? mi sento solo
Vento che va vento che va
lai la la la la la.
Va Va Va Va Va Van
Nomadi che cercano gli angoli della tranquillità
nelle nebbie del nord e nei tumulti delle civiltà
tra i chiari scuri e la monotonia
dei giorni che passano
camminatore che vai
cercando la pace al crepuscolo
la troverai
alla fine della strada.
Lungo il transito dell’apparente dualità
la pioggia di settembre
risveglia i vuoti della mia stanza
ed i lamenti della solitudine
si prolungano
come uno straniero non sento legami di sentimento.
E me ne andrò
dalle città
nell’attesa del risveglio.
I viandanti vanno in cerca di ospitalità
nei villaggi assolati
e nei bassifondi dell’immensità
e si addormentano sopra i guanciali della terra
forestiero che cerchi la dimensione insondabile.
La troverai, fuori città
alla fine della strada.
Chiudete le finestre sbarrate le persiane
pericolo in città di nuovo queste carovane
nomadi gitani con abiti sfarzosi
si nota a prima vista che son pericolosi
cara io vado dai vicini
tu chiudi con la chiave e porta su i bambini
se fanno i capricciosi e non vogliono dormire
racconta che gli zingari li vengono a rapire!
Cultura millenaria usanze e tradizioni
e non soltanto giostre furti o baracconi
la grande maggioranza non sa che stiam parlando
di gente che ha deciso di vivere viaggiando
ma noi adoratori di proprietà e lavoro
vediam la vita da dietro un paraocchi
pur di evitare di comprendere la loro!
Conseguenza fu la deportazione
la violenza la gran persecuzione
le bottiglie lanciate nella notte
molti roghi, nessuno se ne fotte
Girovagando per il mondo
aprendo buchi in una rete che trascina a fondo
chi pensa che…
girovagare per il mondo
restare in movimento non puo’ che fare rabbia
a chi si sente in gabbia!
Ma vince la paura di averli qua vicino
che saltino le mura entrando nel giardino
la classica trovata per questo malcontento
è far come John Wayne,bruciar l’accampamento
però a differenza degli indiani con i cow-boy
qui non c’è hollywood con la sua cinepresa
nè la speranza di vederli come eroi!
Conseguenza fu la deportazione
la violenza la gran persecuzione
le bottiglie lanciate nella notte
molti roghi, nessuno se ne fotte
Girovagando per il mondo
aprendo buchi in una rete che trascina a fondo
chi pensa che…
girovagare per il mondo
restare in movimento non puo’ che fare rabbia
a chi si sente in gabbia!
Come potete giudicar
come potete condannar
chi vi credete che noi siam
per i capelli che portiamo
facciamo così perché crediamo
in ogni cosa che facciamo
e se vi fermaste un po’ a guardar
con noi parlar
v’accorgereste certo che
non abbiamo fatto male mai.
Ho visto deglizingari felici (Conclusione )
Siamo noi a far ricca la terra
noi che sopportiamo
la malattia del sonno e la malaria
noi mandiamo al raccolto cotone, riso e grano,
noi piantiamo il mais
su tutto l’altopiano.
Noi penetriamo foreste, coltiviamo savane,
le nostre braccia arrivano
ogni giorno più lontane.
Da noi vengono i tesori alla terra carpiti,
con che poi tutti gli altri
restano favoriti.
E siamo noi a far bella la luna
con la nostra vita
coperta di stracci e di sassi di vetro.
Quella vita che gli altri ci respingono indietro
come un insulto,
come un ragno nella stanza.
Ma riprendiamola un mano, riprendiamola intera,
riprendiamoci la vita,
la terra, la luna e l’abbondanza.
E’ vero che non ci capiamo
che non parliamo mai
in due la stessa lingua,
e abbiamo paura del buio e anche della luce, è vero
che abbiamo tanto da fare
e che non facciamo mai niente.
E’ vero che spesso la strada ci sembra un inferno
o una voce in cui non riusciamo a stare insieme,
dove non riconosciamo mai i nostri fratelli.
E’ vero che beviamo il sangue dei nostri padri,
che odiamo tutte le nostre donne
e tutti i nostri amici.
Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l’amore
e rotolarsi per terra.
Ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l’amore
e rotolarsi per terra.
Ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
Ho visto anche degli zingari felici (introduzione)
E’ vero che dalle finestre
non riusciamo a vedere la luce
perché la notte vince sempre sul giorno
e la notte sangue non ne produce,
è vero che la nostra aria
diventa sempre più ragazzina
e si fa correre dietro
lungo le strade senza uscita,
è vero che non riusciamo a parlare
e che parliamo sempre troppo.
E’ vero che sputiamo per terra
quando vediamo passare un gobbo,
un tredici o un ubriaco
o quando non vogliamo incrinare
il meraviglioso equilibrio
di un’obesità senza fine,
di una felicità senza peso.
E’ vero che non vogliamo pagare
la colpa di non avere colpe
e che preferiamo morire
piuttosto che abbassare la faccia, è vero
cerchiamo l’amore sempre
nelle braccia sbagliate.
E’ vero che non vogliamo cambiare
il nostro inverno in estate,
è vero che i poeti ci fanno paura
perché i poeti accarezzano troppo le gobbe,
amano l’odore delle armi
e odiano la fine della giornata.
Perché i poeti aprono sempre la loro finestra
anche se noi diciamo che è
una finestra sbagliata.
E’ vero che non ci capiamo,
che non parliamo mai
in due la stessa lingua,
e abbiamo paura del buio e anche della luce, è vero
che abbiamo tanto da fare
e non facciamo mai niente.
E’ vero che spesso la strada ci sembra un inferno
e una voce in cui non riusciamo a stare insieme,
dove non riconosciamo mai i nostri fratelli,
è vero che beviamo il sangue dei nostri padri,
che odiamo tutte le nostre donne
e tutti i nostri amici.
Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l’amore
e rotolarsi per terra,
ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l’amore
e rotolarsi per terra,
ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
Prendi questa mano,
zingara,
dimmi pure che destino avrò
parla del mio amore,
io non ho paura
perché
lo so
che ormai
non m’appartiene.
Guarda nei miei occhi,
zingara
vedi l’oro dei capelli suoi.
Dimmi se ricambia
parte del mio amore,
devi dirlo
questo
tocca a te.
Ma se e’ scritto che
lo perderò,
come neve al sole
si scioglierà
un amore.
Prendi questa mano,
zingara
(strumentale)
Ma se e’ scritto che
lo perderò,
come neve al sole
si scioglierà
un amore.
Prendi questa mano,
zingara,
leggi pure che destino avrò
Dimmi che mi ama,
dammi la speranza,
solo questo
conta
ormai per me.